Se con Imbolc celebriamo la fine dell’inverno, con la Candelora si celebra principalmente la luce.

La festa della Candelora sostituisce quella dei Lupercali romani, ciò fu voluto da Papa Gelasio I, in quanto i Lupercali erano da tempo ritenute solo feste folkloristiche sempre meno in linea con il significato religioso (del resto era già trascorso un secolo dalla proibizione dei culti romani decretata per legge da Teodosio I), così più tardi, nel VII secolo, venne istituita la festa della Candelora, inizialmente festeggiata il 14 Febbraio ( 40 giorni dopo l’Epifania) e solo nel VI secolo anticipata da Giustiniano al 2 febbraio, data in cui si festeggia ancora oggi.

La denominazione di “Candelora”, data popolarmente alla festa, deriva dalla somiglianza del rito del lucernario, festa ebraica in cui si accendono tutte le lampade ed i ceri, facendo così una luce grandissima, come le antiche fiaccolate nei rituali che già si facevano nei Lupercali. La somiglianza tra questa festività pagana e quella cristiana non è solo nell’uso delle candele, ma soprattutto nell’idea della purificazione.

Secondo la Legge di Mosè (Es 13, 2.11-16), ogni primogenito maschio del popolo ebraico era considerato offerto al Signore, ed era necessario che dopo la sua nascita i genitori lo riscattassero con l’offerta di un sacrificio. Inoltre, secondo la stessa legge di Mosè, una donna era considerata impura del sangue mestruale, indipendentemente dal fatto che il nuovo nato fosse il primogenito o no: l’impurità durava 40 giorni se il figlio era maschio e 66 giorni se era una femmina. Ai tempi di Gesù era previsto che 40 giorni dopo la nascita avvenissero simultaneamente l’offerta del primogenito e la purificazione della madre. La festa del 2 Febbraio è infatti la Presentazione al Tempio del Signore, nella celebrazione liturgica si benedicono le candele, simbolo di Cristo (“luce per illuminare le genti”). 

Il giorno successivo, il 3 Febbraio, si celebra San Biagio di Sebaste, nella quale è tradizione, compiere una benedizione della gola con le candele benedette il giorno precedente, poiché, tra i miracoli che sono stati attribuiti a questo santo, figura anche il salvataggio di un bambino che stava soffocando dopo aver ingerito una lisca di pesce; per questo motivo, nell’iconografia san Biagio viene spesso rappresentato con candele.

Nelle usanze cattoliche la Candelora è tradizionalmente il giorno in cui vengono rimossi il presepe e ogni altro addobbo natalizio.

In Pennsylvania, il 2 Febbraio si festeggia la “Giornata della Marmotta” (Groundhog Day). Questo appuntamento molto sentito negli U.S.A, tanto che nel 2021 (causa pandemia covid) è stato trasmesso in streaming dal Punxsutawney Groundhog Club, è stato introdotto dai popoli di lingua germanica emigrati in Pennsylvania verso i primi anni dell’800. La tradizione iniziò nel 1886 ed è stata resa famosa in tutto il mondo grazie al film Ricomincio da capo (Groundhog Day) del 1993, dove una marmotta meteorologa prodigio di nome Phil riuscirà a determinare l’arrivo della primavera. Basta notare il comportamento della marmotta infatti, se esce dalla tana e se la giornata sarà soleggiata, la marmotta si spaventerà della sua ombra tornando immediatamente nella sua tana. In questo caso l’inverno durerà altre sei settimane. Se invece la mattinata sarà nuvolosa e la marmotta resterà fuori dal suo rifugio la primavera sarà un po’ più vicina.

La leggenda narra che Phil sia lo stesso del 1886 e che si mantenga giovane grazie al Grounhog Punch di cui beve un sorso all’annuale picnic in suo onore. Ogni sorsata gli garantisce sette anni di vita in più. La marmotta Phil inoltre non vive in solitudine, ma con la moglie Phyllis  che gli tiene compagnia da 136 anni a questa parte.

Un’altra tradizione della candelora la ritroviamo nell’Europa Medievale alpina, dove si credeva che durante la notte tra il 1 ed il 2 Febbraio l’Orso si risvegliava dal letargo ed osservava il cielo, se lo trovava chiaro (plenilunio) rientrava nella tana poiché la primavera sarebbe tardata ad arrivare, mentre se il cielo era scuro (novilunio) l’orso usciva ad annunciare l’arrivo della primavera. La storia dell’orso è nota in tutta la Carinzia austriaca , nei Pirenei, in Valle d’Aosta ed in Piemonte che lo hanno reso addirittura una figura centrale del proprio carnevale. Addirittura nel Fenland in Inghilterra, il 7 Gennaio, si festeggia lo Straw Bear Day “il giorno dell’orso di Paglia”.

Numerosi sono i proverbi dialettali che pronosticano il tempo atmosferico a venire in base a quello che si manifesta il giorno della Candelora, anche in contrasto fra loro:

In Calabria:

A Candilora

u vernu è fora;

Ma nesci l’ursu d’a tana e dici:

Altri quaranta iorna avimu ancora.

(“Con la Candelora siamo fuori dall’inverno; ma l’orso viene fuori dalla tana e dice: rimangono ancora quaranta giorni”)

Oji è l’Epifania,
Ogni festa piglia la via;
Ma c’è n’atra festicciuola,
Chi si chiama Cannelora;
Lu leune esce allora:
Quaranta journi ha lu viernu ancora!
(“Oggi è l’Epifania, [e] ogni festa prende la via; ma c’è un’altra festicciuola, che si chiama Candelora; è allora che il leone dice: l’inverno ha ancora quaranta giorni!”

A Trieste:


Se la vien con sol e bora
de l’inverno semo fora.
Se la vien con piova e vento
de l’inverno semo drento.
(“Se [la Candelora] viene con sole e bora, siamo fuori dell’inverno, se viene con pioggia e vento, siamo [ancora] dentro [l’inverno]”)

A Padova:


Se ghe xè sołe a Candelora, del inverno semo fòra; se piove e tira vento, del inverno semo drento.
(Se il giorno della Candelora è soleggiato, siamo fuori dell’inverno, se piove e tira vento, siamo dentro l’inverno)

In Lombardia:


A la Madona da la Sciriœura dol inverno a semm da fœura ma s’al fioca o al tira vent quaranta dì a semm anmò dent
(Alla Madonna della Candelora dall’inverno siamo fuori, ma se nevica o tira vento per quaranta giorni siamo ancora dentro)

Bologna:


Al dé dl’Inzariôla, o ch’al naiva o ch’al piôva dal invêren a sän fòra, mo s’ai é al suladèl a in arän anc pr un mṡarèl
(Il giorno della Candelora, che nevichi o piova, dall’inverno siamo fuori, ma se c’è il sole ne avremo ancora per un mesetto)

In Piemonte:

A la Candlera n’ora ‘ntera, mesa a la matin, mesa a la se[i]ra
(Alla Candelora [la giornata è più lunga di] un’ora intera, metà al mattino, metà alla sera”)

Se a fà brut a la Candlora, da l’invern i soma fòra.
(Se fa brutto alla Candelora, dall’inverno siamo fuori)

A la Candlora, da l’invern i soma pì ‘ndrinta che fòra.
(Alla Candelora siamo più dentro all’inverno che fuori)

Se la candeila a fa cer, n’aut inver
(“Se la candela rischiara, (ci sarà) un altro inverno”, dialetto canavesano)

In Toscana:


Pella Candelòra se piove o se gragnola dell’inverno siamo fora, ma se è sole o solicello, siamo ancora nell’inverno.

Nelle Marche:


Candelora, de l’invernu semu fora; ma se piôe u tira vendu, de l’invernu semu drendu.
(Candelora, dall’inverno siamo fuori; ma se piove o tira vento, dell’inverno siamo dentro)

In Puglia:


A Cannëlôrë, ci non nevëchë e non chiovë, a Vërnët non è fôrë
(Alla Candelora, se non nevica o non piove, l’inverno non è fuori).

Catania:

la Candelora è assorbita dalla Festa di Sant’Agata e costituisce uno dei rituali più importanti della stessa.

Ad Acquaviva Collecroce in provincia di Campobasso la mattina della Candelora, dalle prime ore dell’alba, ha inizio l’antichissima Fiera di San Biagio (festeggiato il 3 febbraio), nelle ore pomeridiane il popolo si riunisce in chiesa per la Celebrazione Eucaristica, la Benedizione delle Candele e il tradizionale Bacio del Bambinello. A questo giorno è associato il seguente proverbio:
Uoj è la Candelora, la vernata è sciut fora, risponn san Bias la vernat ancor n’trasc. Se fa lu solariell quaranta juor d maltiemb, se fa lu solaron quaranta juorn d stagion
(Oggi è la Candelora, l’inverno è uscito fuori, risponde San Biagio, l’inverno ancora non entra. Se c’è poco sole quaranta giorni di maltempo, se c’è tanto sole quaranta giorni di stagione e quindi di giornate abbastanza calde).

A Castelpoto in provincia di Benevento, esiste un’antica tradizione: dalla notte di Natale fino al giorno della Candelora il Bambino Gesù viene esposto davanti all’altare maggiore, per poi essere baciato l’ultima volta.

Calitri, in provincia di Avellino:

A maronna r’ a Cann’lora, meglij a bré u lup’ ca u sol’
(Alla madonna della Candelora, è meglio vedere un lupo che il sole).
Ciò perché si sostiene che una giornata di bel tempo nel giorno in questione presagisca il prosieguo del maltempo e dunque della stagione invernale. Di contro, una brutta giornata indicherebbe che la stagione invernale è destinata a cedere in anticipo il passo alla primavera. Una singolare e curiosa osservazione andrebbe fatta intorno al proverbio sopraddetto: il fatto che venga utilizzato il lupo quale simbolo del male (da preferire comunque al sole per le ragioni suddette), potrebbe collegarsi alla festa romana dei Lupercalia, celebrata appunto dal 13 al 15 febbraio circa. Non sono pochi infatti gli elementi linguistici ed i proverbi popolari legati alla tradizione calitrana che testimoniano l’influenza della civiltà romana.

A Serro frazione di Villafranca Tirrena (Me) la Candelora è la Protettrice del borgo, il 2 febbraio nella solenne messa tutti i Serrentini vicini e lontani si uniscono per onorare la loro protettrice in una festa semplice dai sapori e tradizioni antiche,

A Oristano la candelora è molto sentita perché coincide con l’inizio dei preparativi de Sa Sartiglia.

In Francia e in Belgio, la Candelora (Chandeleur) è conosciuta soprattutto per essere il giorno delle crêpes che vengono preparate in tutti i modi. La leggenda fa risalire la nascita delle crêpes al V secolo, quando Papa Gelasio I sfamò dei pellegrini francesi giunti a Roma durante la festa della Candelora; il Papa ordinò ai cuochi delle cucine vaticane delle sfoglie di pasta fritta, che gli ospiti francesi chiamarono crêpes, ovvero arricciate.

La tradizione è legata anche ad un lontano mito dove se non si fossero preparate le crêpes il giorno della Chandeleur, il grano sarebbe stato cariato per tutto l’anno. Per fare le crêpes bisognava seguire tutta una serie di procedure per assicurarsi la felicità ed i soldi tutto l’anno: i contadini facevano saltare la prima crêpe con la mano destra tenendo nell’altra mano una moneta d’oro. Questa veniva poi arrotolata dentro alla crêpe e portata in processione da tutta la famiglia fino alla camera da letto dove veniva messa sopra un armadio fino all’anno seguente. Si recuperavano i resti della crêpe dell’anno precedente e si dava la moneta al primo povero che passava. Se tutti questi riti venivano rispettati, la famiglia era sicura di avere soldi tutto l’anno e chi faceva saltare perfettamente la crêpe senza farla cadere e senza arrotolarla, si assicurava la felicità fino alla prossima Chandeleur.

Secondo la credenza popolare, se riesci a capovolgere la crêpe lanciandola in aria e tenendo nell’altra mano una moneta, il futuro ti riserverà felicità e fortuna. Se mentre provi a girarla, la crêpe resta attaccata al soffitto è segno che sarà un buon anno. Se invece, fa la crêpe cade per terra o vicino alla padella deve pagare pegno. Le persone maldestre si vedono spesso costrette a lavare i piatti.

In Catalogna:

Quan la Candelera plora el fred és fòra, quan la candelera riu, el fred és viu

In Messico, la Candelora (Candelaria) è un giorno di festa importante. Il 6 gennaio si nasconde una figurina del Bambino Gesù nella “rosca de reyes” (torta tipica a forma di ghirlanda contenente frutta candita). Chi la trova diventa uno degli sponsor del Bambino Gesù della casa e ha l’impegno di vestirlo con vestiti belli , metterlo in un cesto decorato con fiori e portarlo a benedire nella chiesa locale. Poi le famiglie mangiano tamales e bevono atole.

In Lussemburgo, la Candelora (fr. Chandeleur, lux. Lichtmëssdag) è una festa molto sentita dai bambini. Spesso in collaborazione con insegnanti ed educatori, i bambini costruiscono e decorano delle tipiche lanterne (Lampionen o Liichtebengelcher) che vengono usate all’imbrunire del 2 febbraio per andare in gruppo di casa in casa. In questa occasione il gruppo di bambini canta una tipica filastrocca agli abitanti della casa e vengono ricompensati con dolciumi, frutta o frutta secca.

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