Un Papà ti insegna a guardare i colori e i significati della vita attraverso i suoi occhi e il suo cuore, e quando non ci sarà più ti accorgerai che ti ha regalato un po’ dei suoi occhi e un po’ del suo cuore.
Leonid Afremov
Tutti gli anni attendo con gioia questa ricorrenza perché secondo me il ruolo del padre è fondamentale tanto quanto quello della madre per un figlio, ed è giusto appunto che anche i padri abbiano un loro giorno, una loro festa, anche se come per la festa della mamma e san valentino, l’amore e i genitori si devono ricordare tutti i giorni e non solo il giorno a loro dedicato.
ORIGINI
Secondo le credenze, il 19 marzo è il giorno in cui morì San Giuseppe, il padre di Gesù. Il culto di San Giuseppe era praticato già nell’Alto Medioevo e solo nel 300 si iniziò a osservare la festa nel giorno del 19 Marzo, grazie a Papa Sisto IV che decise di inserirla nel calendario romano.
Nel 1910 in America, una signora volle rendere omaggio al proprio padre per essere riuscito a crescere i suoi sei figli dopo la morte prematura della moglie, e così inconsapevolmente nacque il primo Father’s Day ufficializzato dal presidente Lyndon B. Jhonson solo nel 1966.
Ecco che da quest’idea il 19 marzo oltre alla festa religiosa di San Giuseppe si è aggiunto il laico omaggio a tutti i papà del mondo, inoltre fino al 1977 in Italia il 19 marzo era considerato un giorno festivo, in seguito fu abolita come festività divenendo così un giorno feriale e rimanendo festivo solo nel Canton Ticino e in Spagna.
LA FESTA DEL PAPA’ NEL MONDO
Questa festività si festeggia in giorni differenti a seconda delle varie tradizioni delle nazioni, nei paesi anglosassoni infatti si festeggia la terza domenica di giugno, così come in Francia, Olanda, Ungheria e Perù dove per tradizione i bambini regalano ai loro padri cioccolatini in segno di affetto.
In Germania la festa del Papà coincide con il giorno dell’Ascensione (celebrato 40 giorni dopo Pasqua) chiamato Männertag (il giorno degli uomini) durante il quale i padri vengono trasportati con carri chiamati Bollerwagen pieni di cibo e alcol trainati da buoi o da altri uomini.
In Danimarca la festa si festeggia il 5 Giugno e coincide con il giorno della Costituzione.
In Serbia invece viene celebrata il 6 Gennaio, mentre in Russia il 23 Febbraio e coincide con la giornata dei difensori della patria.
La maggioranza dei paesi orientali come il Giappone, l’India, la Malesia e Singapore si stanno abituano a festeggiare tale festa come nel mondo anglosassone e quindi la terza domenica di giugno anche se in Thailandia per esempio questo avviene il 5 Dicembre per il giorno del compleanno del Re Rama IX (deceduto nel 2016) il “padre della patria” che regnò per ben 70 anni. Durante questa giornata è solito portare ai padri un fiore di canna in segno di rispetto e virilità.
In Australia invece la festività cade nella prima domenica di settembre, che corrisponde alla loro prima domenica di primavera, durante questa giornata ai padri vengono offerti sconti nei negozi mentre nello stato del Victoria avviene la tanto attesa gara di “Padre della Comunità locale“.
I FALO’
Dato che il 19 Marzo coincide con la fine dell’inverno, in passato era usanza bruciare i residui dei raccolti creando enormi falò e dando vita a riti e credenze pagane e popolari nonché religiose. Durante i falò infatti si intonavano inni al Santo e si preparavano le Zeppole, inoltre il fuoco è simbolo sì di distruzione ma soprattutto di rigenerazione segnando così il passaggio fra inverno e primavera.
I DOLCI TRADIZIONALI
San Giuseppe oltre ad essere il patrono dei falegnami e degli artigiani è anche il protettore dei poveri. Da ciò l’usanza soprattutto al Sud di invitare tale giorno un povero al proprio banchetto.
Al Sud si festeggia con grandi banchetti a base di pane che è l’elemento più significativo in quanto rappresenta la povertà. I fornai e le casalinghe lo portano la mattina a far benedire in chiesa e durante il banchetto non può mancare la pasta con il pane fritto sparso sopra.
La protagonista della tavola è la Zeppola di San Giuseppe, ci sono ben due tradizioni sull’origine del dolce, una legata al culto pagano dove sembra che venissero fritti dolci simili a questo, l’altra legata ai conventi come quelli di San Gregorio Armeno, dello Splendore o delle monache della croce a Lucca.
La prima ricetta scritta di questo dolce risale al 1837 da parte di un gastronomo di Napoli, anche se ci sono varie storie sulla sua origine, tra cui quella che vede Giuseppe vendere frittelle durante la fuga in Egitto per sopravvivere.
Anche l’origine del nome “zeppola” ha varie varianti, alcuni pensano che derivi dal latino “serpula” che giustificherebbe la forma a serpente, altri da “Cippus” il fermo di legno usato per correggere i difetti dei mobili. Altri ancora da “cymbala” un imbarcazione fluviale e non manca “Zi Paolo” nome del presunto friggitore napoletano che le ha inventate.
A Roma si preparano invece i Bignè di San Giuseppe, mentre in Toscana e Umbria si preparano le frittelle di riso.
In Emilia Romagna il dolce tipico di questa festa è la Raviola, mentre in Lombardia e altre regioni del Nord Italia sono tradizionali i tortelli di San Giuseppe.
Infine in Molise il dolce tipico è il calzone di San Giuseppe (in dialetto molisano “cavezone“) con un ripieno particolare fatto di ceci , miele e zucchero di cannella o di cedro.
PAPA’ O BABBO?
“Babbo, babbino caro, babbino mio”, esclamò più volte Pinocchio quando vide Geppetto nella pancia della balena.
Eh si, per il più famoso burattino del mondo suo padre era suo babbo e non papà…sapete perché?
Babbo, come mamma, sono le prime parole che i bambini iniziano a pronunciare dato che sono costituite da suoni facili da riprodurre.
La Diatriba fra Papà e Babbo, nacque nel corso dell’800, fra i più noti letterari dell’epoca, divenendo una vera e propria questione sociale, dove i ricchi preferivano il francesismo “Papà”, mentre il popolo usava perlopiù la parola “Babbo”, di derivazione più autoctona e affettiva, tanto che ancora oggi si dice “Figlio di Papà” e non “Figlio di Babbo”.
La parola “Babbo” la ritroviamo già nell’Inferno di Dante <“Né da lingua che chiami mamma o babbo”> dove il Sommo Poeta espresse il suo pensiero al riguardo spiegando come secondo lui non era consono usare il termine “babbo” per il decoro di una lingua seria.
Pascoli invece, si oppose a questa discussione in quanto secondo lui entrambe le parole erano equivalenti e quindi erano da evitare censure.
Matilde Paoli per conto della Redazione Consulenza Linguistica dell’Accademia della Crusca, ha rivelato che il termine “Papà” non era nemmeno mai stato presente nei vocabolari di lingua italiana fino a fine 800.
In conclusione oggi la Crusca prevede valide entrambe le parole, vedendo nel termine “Babbo” una connotazione regionalistica diffusa soprattutto in Toscana e solo in qualche altra regione del centro Italia, quasi mai nelle zone del Sud dato che viene usato come termine dispregiativo (stupido).
Unica eccezione in cui tutta Italia concorda è “Babbo Natale”.
I PAPA’ NEI MEDIA
FILM
Se non sapete cosa fare insieme ai vostri papà perché non guardate un bel film insieme?
- La ricerca della Felicità
- Mrs. Doubtfire
- Big Fish
- Capitan Fantastic
- Alla ricerca di Nemo
- Mi chiamo Sam
- La vita è bella
- Beautiful Boy
- Padri e figli
- Il re leone
- Nel nome del padre
- era mio padre
- Vi presento Christopher Robin
- Il padre della sposa
- somewhere
- un padre
- Big Daddy – un papà speciale
- cattivissimo me
- Kramer contro kramer
- yes day
- indiana jones e l’ultima crociata
- father and son
- ritorno al Bosco dei 100 Acri
- i Tenenbaum
- il padrino
- ti presento i miei
- boyz n the hood- strade violente
- bugiardo bugiardo
- paradiso amaro
- insonnia d’amore
- saving mr. Banks
- tre scapoli e un bebè
- boyhood
- due padri di troppo
LIBRI
Per quanto riguarda i libri a tema “Fesa del Papà” la maggior parte di essi è scritta e rivolta al pubblico infantile (qui potete trovare la lista di alcuni dei più famosi), mentre se siete interessati all’acquisto di libri per neopapà allora questo è ciò che fa per voi.
Se vogliamo parlare invece dei padri più famosi della letteratura non possiamo non citare ovviamente Geppetto delle Avventure di Pinocchio di Carlo Collodi, uno degli esempi più conosciuti e amati di padre buono e disposto a tutto per il proprio figlio. Segue a ruota il padre Mastro Misciu (soprannominato Bestia) di “Rosso Malpelo” di Giuseppe Verga, il quale, fu l’unico in grado di dare amore al povero Malpelo.
Che dire del padre Ulisse costretto ad aspettare ben vent’anni prima di poter vedere per la prima volta suo figlio Telemaco, nato lo stesso giorno in cui Ulisse salpò per Troia. Ulisse si ritrova ad essere l’ultimo a conoscerlo ed il primo a riconoscerlo quando Ulisse torna ad Itaca vestito da mendicante.
Un intreccio complesso di paura, venerazione, stima e disprezzo, quello tratteggiato in uno dei testi più famosi sul rapporto di un figlio con il proprio papà: “Lettera al padre” di Franz Kafka, per non parlare del misterioso benefattore che cambiò la vita di una ragazza orfana creando con lei un rapporto di amicizia e che lei stessa chiamerà “Papà Gambalunga”
Infine come non ricordare il signor Bennett di “Orgoglio e Pregiudizio”, il padre affettuoso di Elizabeth, simpatico, impertinente e perennemente alle prese con i “nervi deboli” di sua moglie.
VIDEOGIOCHI
Infine ecco a voi una lista dei migliori padri all’interno dei videogiochi.